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A cura di Fra Gbattista Buonamano ofmconv

Francesco: gioventù spensierata, re delle feste, spirito di avventura … ricerca di senso


Dal Vangelo secondo Matteo 11,25-30

Il 3 ottobre 1226, alla Porziuncola, Francesco morì recitando il salmo 141, adagiato sulla nuda terra, aveva circa 45 anni. Le Allodole, amanti della luce e timorose del buio, nonostante che fosse già sera, vennero a roteare sul tetto dell’infermeria, per salutare con gioia il Santo, che un giorno, fra Camara e Bevagna, aveva invitato gli uccelli a lodare il Signore e in altra occasione, in un campo verso Montefalco, aveva tenuto loro una predica.

La mattina del 4 ottobre, il suo corpo fu traslato con una solenne processione dalla Porziuncola alla Chiesa parrocchiale di San Giorgio ad Assisi.

Francesco, non alto di statura, magrolino, i capelli e la barbetta scura, estroso ed elegante, primeggiava fra i giovani, amava le allegre brigate, spendendo con una certa prodigalità il denaro paterno, tanto da essere acclamato re dei conviti e delle feste.

Il giovane Francesco, con lo spirito dell’avventura che l’aveva sempre infiammato, si buttò nella lotta fra le due città così vicine e così nemiche. Dopo la disfatta subita dagli assisani a Ponte San Giovanni, egli fu fatto prigioniero dai perugini a fine 1203 e restò in carcere per un lungo terribile anno. Tornato in libertà la madre lo curò amorevolmente. Appena guarito, come ogni animo nobile del suo tempo, pensò di arruolarsi nella cavalleria del conte Gualtiero di Brienne, che in Puglia combatteva per il Papa. Giunto però a Spoleto cadde in preda ad uno strano malessere e la notte ebbe un sogno rivelatore con una voce misteriosa che lo invitava a “servire il padrone invece che il servo” e quindi di ritornare ad Assisi. Colpito dalla rivelazione, tornò alla sua città, accolto con preoccupazione dal padre e con una certa disapprovazione di buona parte dei concittadini.

In questo periodo lasciò definitivamente le allegre brigate per dedicarsi ad una vita d’intensa meditazione e pietà, avvertendo nel suo cuore il desiderio di servire il gran Re, ma non sapendo come andò anche in pellegrinaggio a San Pietro in Roma con la speranza di trovare chiarezza.

Ritornato deluso ad Assisi, continuò nelle opere di carità verso i poveri ed i lebbrosi, ma fu solo nell’autunno 1205 che Dio gli parlò; era assorto in preghiera nella chiesetta campestre di San Damiano e mentre fissava un Crocifisso, udì per tre volte questo invito: “Francesco va' e ripara la mia Chiesa, che come vedi, cade tutta in rovina”.

Nell’aprile del 1208, durante la celebrazione della Messa alla Porziuncola, ascoltando il Vangelo sulla missione degli Apostoli, Francesco comprese che le parole di Gesù riportate da Matteo (10, 9-10) si riferivano a lui: “Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento. E in qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se ci sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza”. Era la risposta alle sue preghiere e domande che da tempo attendeva; comprese allora più chiaramente le parole del Crocifisso a San Damiano.

E’ straordinaria in Francesco la sua ricerca di senso, il suo desiderio, in una parola, quella inquietudine che culmina in Dio. E Dio si lascia trovare facendo irruzione nella vita del sognatore Francesco e ne trasforma il sogno. Francesco diventerà passo dopo passo la realizzazione perfetta del sogno di Dio per l’uomo, che l’uomo ritorni a Lui con tutto il cuore, torni ad essere ad immagine e somiglianza di Dio, divenga figlio nel Suo figlio Gesù Cristo, che ha dato la vita perché la sete di vita, il desiderio di Dio sia colmato nell'uomo.

Speriamo che la persona di Francesco parli ancora al nostro cuore. Dobbiamo riaccogliere il suo messaggio, ma soprattutto la sua vita e la sua testimonianza. È tempo di giovani che, come Francesco, facciano sul serio e sappiano entrare in un rapporto personale con Gesù. È il momento di guardare alla storia di questo nostro tempo che ha più che mai bisogno di essere lievitata dal Vangelo.


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