Dal Vangelo di Giovanni 1,6-8.19-28
In questa terza domenica d’avvento, denominata “domenica della gioia”, per ricordare l’atteggiamento che siamo chiamati a recuperare sempre di più, in attesa del Signore che viene, continua a prenderci per mano per condurci a contemplare la nascita di Gesù, Giovanni Battista.
Egli è presentato come “testimone della luce”, quella luce che fa vedere in modo nuovo la vita di sempre, quella luce che disseminata tra le pieghe della storia rende visibile l’amore di Dio.
Ogni uomo è chiamato ad essere nel suo contesto “testimone di luce” così com’è, con le sue gioie e le sue fatiche, con le sue certezze e i suoi tentennamenti, con i suoi passi spediti e le sue battute d’arresto, perché ciò che fa di noi testimoni, è l’aver accolto nella propria vita il Signore, lasciando«emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda» (Laudato sì, n.217).
La vita del Battista, suscita domande: «chi sei tu?» gli viene rivolto, egli risponde nona partire da ciò che fa, ma da ciò che realmente è: “voce”. Voce di una Parola dal sapore nuovo, eterno; voce di una Parola che annuncia un cammino di liberazione per chi è prigioniero; voce di una Parola che fascia le ferite del cuore ferito.
Anche noi nell’oggi della nostra storia, siamo invitati ad essere “voce”, questo può avvenire ogni qual volta chela nostra vita ha il sapore di Dio, permettendogli di operare nella nostra vita.
Il messaggio che Giovanni Battista dona in questa domenica è di rendere, affinché ciascuno di noi possa essere voce di un messaggio che il Signore vuole far arrivare ad ogni uomo di ogni tempo, affinché la luce di Cristo possa arrivare lì dove luce non c’è.