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A cura di Fra Francesco Maria D’Incecco OfmCap

Tu sei il mio Signore


Commento al Vangelo di Giovanni 18,33-37

La solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo attira il nostro cuore a considerare la signoria di Gesù, una verità certa quando si riesce, se pur con fatica, a riconoscere Gesù come Signore della propria vita e a deporre ai suoi piedi quella corona regale che spesso lasciamo sul nostro capo. Vuol dire consegnare a lui il 100% di ogni area del nostro quotidiano. Non il 51, …, né il 99 % ... Tutto o niente. Gesù chiede tutto, è esigente perché Lui stesso ha dato tutto per noi.

Proclamare la signoria significa arrendersi totalmente a Lui e sottomettere la vita al suo Vangelo, alla buona notizia. Gesù è Signore dell’Universo quando ogni giorno lo si colloca al centro dell’esistenza per assumere il trono, spesso usurpato dal peccato. La proclamazione della signoria di Gesù la si vive apertamente, perché tutti possono riconoscere la scelta evangelica, a voce alta e con fede ferma perché certi che non toglie nulla, ma al contrario dona tutto, ci libera e rende felici.

Riconoscere che Gesù è il Signore della tua vita vuole dire che da quel momento è il Vangelo che decide per te e il peccato, quando lo riconosci, non compromette il regno di Dio, ma diventa solo il luogo privilegiato della sua infinita misericordia. Siamo eredi di Dio e coeredi di Gesù Cristo sin dal giorno del nostro Battesimo e per tale chiamati a dare testimonianza alla verità. Questa condizione è vera nella vita quando, come ricorda Gesù, siamo dalla verità, e per questo sempre pronti come il Poverello di Assisi ad ascoltare la Sua voce. Solo così ci mettiamo dalla parte della Verità.

Ad ogni uomo è chiesto di riconoscere in Gesù la persona più importante della vita. Solo se Gesù è il Signore dei signori … solo se è il Re dei re... allora con la tua vita celebri realmente questa solennità perché riconosci che ha autorità su di te e che il “tuo regno” è il “Suo regno”.

Non dimenticare mai che questo Regno non è di quaggiù e per questo richiede continuamente di attendere il suo pieno compimento.


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