Commento al Vangelo di Luca 3,1-6
Luca annota con un certo scrupolo che l’inizio della missione pubblica di Gesù, preparata dalla predicazione di Giovanni Battista avviene nel quindicesimo anno dell’imperatore romano Tiberio. Perché tanta precisione? Luca è consapevole che il Figlio di Dio entra a far parte della storia e che questa tende a Lui.
La Parola che scende su Giovanni è una realtà divina che opera dentro la storia. Non sta sopra di noi, lontana, quasi minacciosa, e neppure accanto a noi. Entra nel nostro spirito, nella nostra coscienza, nella verità profonda della nostra umanità, poiché è una Parola «amica dell’uomo», donata per il suo bene, una Parola destinata a creare una nuova, impensabile, comunione tra Dio e uomo.
Questa Parola, attraverso Giovanni, diventa annuncio e invito impellente a «fare penitenza» per i propri peccati, a convertirsi, a cambiare vita abbandonando le vie del male. È una Parola che ripropone la forza e l’urgenza dei richiami degli antichi profeti. Il tempo del Messia è arrivato; ora è il momento favorevole per lasciare che questa Parola penetri nel nostro spirito e nella nostra coscienza, affinché operi in noi ciò per cui fu inviata e noi possiamo produrre frutti di rinnovamento interiore e di vita eterna.
La Parola scende su Giovanni, affinché prepari Israele alla grande novità che la salvezza è un bene che Dio offre ad ogni persona, senza distinzione o preferenze. Dio vuole accogliere tra le sue braccia tutti i suoi figli, non soltanto coloro che, a giudizio comune, ne sarebbero meritevoli.
Per questa ragione egli entra nella «carne» vivente della nostra umanità.
In virtù di questa carica profetica, la parola del Battista assume una portata che va oltre il momento storico in cui è avvenuta. La sua esortazione rimane sempre attuale, poiché sarà sempre necessario che ogni uomo prepari la strada al Signore che viene.
Anche noi, oggi, dobbiamo convertirci, cambiare vita e accogliere la Parola scesa su di noi – Parola che cammina con noi fino all’ultimo dei nostri passi. Si inganna colui che la rifiuta, pensando di realizzare se stesso e i propri progetti a prescindere dal Creatore e dal Signore della storia.