Commento al Vangelo di Luca 3,10-18
Domenica“Gaudete”. Le vesti liturgiche si tingono di rosa a stemperare il viola dell’Avvento come per voler anticipare il bianco natalizio ormai vicino.
«Rallègrati, figlia di Sion – proclama Sofonìa– grida di gioia, Israele». Ma in quel momento il popolo d’Israele non aveva alcuna voglia di gioire, perché da lunghi anni viveva in esilio a Babilonia e non vedeva speranza per il futuro. Sofonìa non demorde, e per due volte annuncia:«Re d’Israele è in mezzo a te… Il Signore è in mezzo a te».
Il Signore è in mezzo a noi, è questo il messaggio centrale di Sofonìa e della Liturgia di oggi; la gioia cristiana può essere sintetizzata nelle poche parole che anche San Paolo ripete:«Il Signore è vicino!», Dio è in mezzo a noi, con noi soffre, patisce e gioisce.
Sorge però un problema: se è vero che il cristiano deve contraddistinguersi per la sua gioia e la sua “amabilità”, perché fatichiamo tanto a esserlo? Se davvero il Signore è vicino, perché le nostre giornate spesso sono intrise di fatica, delusione, tristezza? In qualche modo questo è ciò che anche le folle chiedono a Giovanni Battista nel Vangelo: «Che cosa dobbiamo fare?» per sentire e vivere tutto ciò?
La risposta di Giovanni è talmente semplice da essere sconvolgente. Ai pubblicani dice: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato»; ai soldati: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe»; a tutti dice: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Proviamo a dirlo in un altro modo: vuoi vivere nella gioia per la presenza del Signore? Allora «fai bene ciò che sei chiamato a fare» (V. Bachelet).
Non sono le situazioni esterne, il tuo lavoro, la tua condizione sociale, ad allontanarti da Dio. Tutti possono essere raggiunti dal Suo amore, anche i pubblicani e i militari (non certo le categorie più considerate nell’Israele di allora). Ciò che conta è fare con amore ciò che devi fare, “non estorcendo, non derubando”, cioè condividendo quello che ti è stato dato, non ripiegato su te stesso e sui tuoi interessi, impegnandoti verso il prossimo e verso la società.
Il segreto della gioia, della felicità – ci dice Giovanni – è sotto ai nostri occhi, è in ciò che quotidianamente facciamo e compiamo, perché il Signore non si rivela nelle grandi cose, ma ama nascondersi nella quotidianità della nostra vita ordinaria e lì ci attende, lì dove sei.