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A cura di Fra Tommaso Mianulli OFMCap Assistente

Qualsiasi cosa vi dica, fatela.


Commento al Vangelo di Giovanni 2,1-11

Dopo i magi (manifestazione alle genti), passando per il Giordano (manifestazione ad Israele) la Liturgia della Parola di questa domenica ci presenta la terza manifestazione, quella a Cana (alla Chiesa) come canta la Liturgia delle ore nel tempo di Natale.

È singolare come in un brano conosciuto comunemente come “Nozze di Cana” non ci sia mai la presenza degli sposi, solo lo sposo compare ma senza proferire parola. Di quale nozze si parla allora? Lo sposo di certo è Cristo, noi, attraverso la Chiesa, la sposa. Ognuno di noi è chiamato a vivere questo rapporto sposale con Cristo sull’esempio di Maria. È lei che ci indica come essere discepoli, come bisogna sempre cambiare mentalità, lei da madre si fa discepola e ci dice come diventarlo anche noi: attraverso l’ascolto e l’obbedienza del Figlio suo.

A queste nozze viene a mancare un elemento importate: il vino. Il vino nella Sacra Scrittura è il segno della gioia e della beatitudine che Dio stesso promette al suo popolo, è il vino che allieta il cuore dell'uomo (Salmo 103,15) e che crea il clima d’amore tra lo sposo e la sposa (Ct 2,4). Ma come in questo brano, il vino, può venire a mancare anche nella nostra vita di fede.

Sono l’ascolto e l’obbedienza che permettono il miracolo, è da questi atteggiamenti che nella nostra vita di credenti l’acqua viene trasformata in vino. Acqua per la purificazione diventa vino, prende colore e sapore. Ascoltare e obbedire a Cristo fanno si che nella vita tutto ciò che è come l’acqua sia cambiato in vino che arrossa le anfore. Sono la fede e l’amore che Dio riversa nei nostri cuori attraverso i segni che pone nella nostra vita a far si che il vino non venga a mancare. Se questo dovesse succedere non disperiamo ma fidiamoci di Gesù e della sua parola, metterla in pratica, come in questo brano fa si che la nostra vita trabocchi come quelle anfore e fa si che la nostra fede cresca, sempre un po’ di più, come quella dei suoi discepoli per essere noi segno della gloria di Dio.


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