Un semplice invito al dialogo.
Quest’anno ricorre la XXX Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra Cattolici ed Ebrei, che si festeggia oggi.
Lo scopo della giornata è quello della riscoperta dei valori comuni e del legame con l’ebraismo nella sua storia in mezzo a noi, nonché l’arricchimento reciproco e il contrasto a ogni forma di antisemitismo e di razzismo. La diversità esiste e rende particolare ognuna delle religioni, ma non deve essere motivo di allontanamento e rifiuto, quanto un’occasione di condivisione e convivenza pacifica.
Il dialogo è sicuramente il modo più diretto per comunicare tra persone, tra gruppi, tra organizzazioni, ma è anche quello più difficile, poiché trovarsi faccia a faccia implica un impegno e una voglia di incontro voluti da entrambe le parti. In questi tempi in cui si assiste a un continuo acuirsi delle contrapposizioni, dialogare è diventato faticoso, ma è l’unica via che porta alla pace.
Un grande uomo di dialogo è stato il Papa Giovanni Paolo II che ha aperto la strada alla riconciliazione con le grandi religioni del mondo, in particolare con le fedi monoteiste, ebraismo e islam. Il rispetto dei diritti umani, la promozione della pace e della giustizia, la difesa dell’uomo sono gesti che rimarranno nella storia. Giovanni Paolo II è il primo Papa a entrare in una sinagoga: avvenne a Roma il 13 ottobre 1986. Disse che la religione ebraica non ci è “estrinseca”, ma è “intrinseca” – in un certo qual modo – alla nostra religione.
Verso di essa abbiamo rapporti che non abbiamo con nessun’altra religione. Ancora il Papa disse: “Siete i nostri fratelli prediletti e si potrebbe dire i nostri fratelli maggiori”.
Il popolo ebraico viene individuato come “fratello maggiore”. Gli ebrei restano testimoni importanti dell’economia divina della salvezza. La Chiesa "riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei Patriarchi, in Mosè e nei Profeti", quindi ebrei e cristiani hanno un “vincolo che lega spiritualmente”, anche per il valore permanente delle Scritture ebraiche per la catechesi e per la riflessione teologica dei cristiani.
Con il Concilio Vaticano II si afferma in modo definitivo che è indispensabile e intrinseco per la vita della Chiesa il rapporto con l’ebraismo vivente, non solo con la sua tradizione.
“L’esistenza cristiana e la sua stessa comprensione portano in sé, nelle proprie radici, l’ebraismo vivente come interlocutore essenziale”: per questo il dialogo dei cristiani con gli ebrei è posto come paradigma del dialogo interreligioso. “Il paradigma relazionale ebraico-cristiano si inserisce all’interno di una relazione divina del tutto particolare (…)”. Ancora: “il dialogo è possibile solo nella consapevolezza della propria identità e innegabile differenza”.
Tra non molti giorni, il 27 gennaio, ci troveremo a vivere un’altra giornata importante, quella del Giorno della Memoria. Questo di oggi vuole essere un invito a conoscere e capire il rapporto ebraico-cristiano, che sarà uno strumento utile poi a non dimenticare quelle che sono state le atrocità del passato e del perché si sono verificate, affinché non si ripetano. La memoria è un aspetto essenziale della coscienza religiosa ebraico-cristiana.
Papa Francesco ci invita a pregare per chi è diverso da noi e crede, pensa, sente, cerca Dio diversamente rispetto a noi, perché tutti siamo figli di Dio. Il credo nell’Amore e la preghiera portano frutti di pace e giustizia.
“Ogni incontro con l’altro è un piccolo seme che va curato con rispetto e verità, affinché si uniscano ambizioni e forze in un progetto comune (…); inoltre notiamo con dolore che il nome della religione è usato per commettere atrocità come il terrorismo, seminare la paura e la violenza per disgregare la convivenza civile (…)”.