Commento al Vangelo di Luca 5, 1-11
Sulle rive del lago di Galilea si presentano sempre per gli apostoli occasioni preziose in cui mettere in gioco la propria vita e ricomprendersi a partire da una Parola sempre nuova e aderente all’esperienza di ciascuno.
Gesù stupisce perché spesso cerca di coinvolgere i suoi discepoli in ciò che potrebbe anche fare da solo; in questa scelta c’è la chiara intenzione di non proporsi come uno che fa miracoli e cose prodigiose, ma come testimone e narratore di un Padre che parla al mondo attraverso la vita dei suoi figli.
E così anche oggi è la barca della nostra vita che viene scelta per essere spazio di incontro tra il Vangelo di Gesù e l’umanità del nostro tempo; impegno sicuramente grande, al quale ci sentiamo inadeguati, ma allo stesso tempo dono che ci permette di verificare continuamente la nostra reale adesione a quella Parola che diciamo essere guida per la vita.
Tutto questo significa custodire e curare la nostra relazione con Gesù; con Pietro anche noi possiamo dire che se non impariamo a fidarci di ciò che Lui ci chiede, non possiamo pretendere di vedere le nostre reti piene.
Dentro la mia storia, i miei fallimenti, i miei slanci, lì dove il Signore mi ha posto sono chiamato a vivere questa fiducia e disponibilità, questa apertura all’ascolto e alla comprensione dei passi che il Signore mi invita a fare.