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A cura di Fra Antonio Gentili OFMCap Assistente

Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto.


Commento al Vangelo di Luca 9, 28-36

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa».

La narrazione di Luca offre alcune caratteristiche particolari della Trasfigurazione del Signore. Gesù è in viaggio verso Gerusalemme, cioè verso la passione e la morte; come uomo sente tutta la difficoltà di tale missione. Per questo sale sul monte per pregare. Gerusalemme non è il punto terminale della sua missione. La morte non è l’ultima parola di Dio, ma mezzo indispensabile per tagliare vittoriosamente il traguardo, che consiste nel ritorno glorioso al Padre.

La figura di Pietro è meravigliosa, perché umana e a noi somigliante. Il quotidiano difficile e penoso ci spaventa; noi pure avremmo la pretesa di giungere al traguardo, senza scandite le tappe indispensabili verso la croce. L’apostolo ha taciuto, ha riflettuto sulla figura puerile che ha fatto sul Tabor, si è andato via via trasfigurando, fino a divenire discepolo autentico.

La nostra trasfigurazione completa avverrà definitivamente nel «domani» di Dio; ma quella del cuore deve iniziare «oggi». Per camminare su questa strada, non limitiamoci a fare una tenda a Dio, perché rimanga entro i limiti «religiosi» che noi gli assegniamo; lasciamolo «abitare» nelle nostre case, in noi, nei nostri affari, nelle nostre gioie, nelle nostre sofferenze.


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