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A cura della commissione Formazione

Giovane, dico a te, alzati e ama! #2 | Avere pietà

Aggiornamento: 29 mar 2020


Dal Vangelo di Luca 7, 13

In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Dal messaggio del Santo Padre per la XXXV Giornata Mondiale della Gioventù 2020 (Domenica delle Palme, 5 aprile), 05.03.2020

Le Sacre Scritture riportano spesso lo stato d’animo di chi si lascia toccare “fino alle viscere” dal dolore altrui. La commozione di Gesù lo rende partecipe della realtà dell’altro. Prende su di sé la miseria dell’altro. Il dolore di quella madre diventa il suo dolore. La morte di quel figlio diventa la sua morte.

In tante occasioni voi giovani dimostrate di saper con-patire. Basta vedere quanti di voi si donano con generosità quando le circostanze lo richiedono. Non c’è disastro, terremoto, alluvione che non veda schiere di giovani volontari rendersi disponibili a dare una mano. Anche la grande mobilitazione di giovani che vogliono difendere il creato dà testimonianza della vostra capacità di udire il grido della terra.

Cari giovani, non lasciatevi rubare questa sensibilità! Possiate sempre ascoltare il gemito di chi soffre; lasciarvi commuovere da coloro che piangono e muoiono nel mondo di oggi. «Certe realtà della vita si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime» (Christus vivit, 76). Se saprete piangere con chi piange, sarete davvero felici. Tanti vostri coetanei mancano di opportunità, subiscono violenze, persecuzioni. Che le loro ferite diventino le vostre, e sarete portatori di speranza in questo mondo. Potrete dire al fratello, alla sorella: «Alzati, non sei solo», e far sperimentare che Dio Padre ci ama e Gesù è la sua mano tesa per risollevarci.

Dalle Fonti Francescane

3080 Sora BENVENUTA DE MADONNA DIAMBRA DE ASSISI monaca del monasterio de Santo Damiano, giurando disse che, avendo essa testimonia sostenute certe piaghe sotto el braccio e nel petto, le quali se chiamavano fistole, nelle quali se mettevano cinque tasti, però che avevano cinque capi, et avendo essa portata questa infirmità dodici anni, una sera andò a la sua madre santa Chiara, con lacrime adomandando da lei adiutorio. Allora essa benigna madre, commossa da la sua usata pietà, discese dal suo letto; et inginocchiata, orò al Signore. E, finita la orazione, se voltò ad essa testimonia, e fattose lo segno de la croce, prima a sé medesima e poi lo fece anche sopra essa testimonia, e disse el Pater nostro e toccò le sue piaghe con la sua mano nuda. E così fu liberata da quelle piaghe, le quali parevano incurabili. Adomandata quanto tempo era che questo fu, respose che nel mese di settembre prossimo passato, fece due anni, come a lei pareva; e de quella infirmità non ne sentì poi più niente.

Per riflettere

  • Il dolore di quella madre diventa il suo dolore: il Papa descrive così Gesù che ha compassione della donna che ha perso il figlio. Ci fa capire come Egli si lascia toccare “fino alle viscere” dal dolore altrui. E noi siamo capaci di entrare nella sofferenza dell’altro? In questo momento di emergenza quanto riusciamo ad avere pietà, cioè a partecipare al dolore di chi soffre in modo intenso?

  • Non c’è disastro, terremoto, alluvione che non veda schiere di giovani volontari rendersi disponibili a dare una mano: questa è la descrizione che il Papa ha di noi giovani. Per riflettere insieme sul coraggio di mettersi in gioco vi proponiamo una testimonianza di giovani medici e infermieri scesi in campo per l’emergenza Covid-19 che trovate a questo link https://youtu.be/HbiYnkHXJpY .

  • Nel passo tratto dagli scritti di Santa Chiara D’Assisi ci viene raccontata la sofferenza di Sorella Benvenuta che era pervasa da piaghe da dodici anni, e di come ella guarisce. Ci colpiscono due atteggiamenti:

  1. Chiedere aiuto: Sorella Benvenuta si reca da Chiara e le chiede aiuto. Ella si rende conto che condividere i propri pesi è già esso stesso un atteggiamento di vittoria;

  2. Pregare il Signore: la prima cosa che fa Santa Chiara è inginocchiarsi e pregare il Signore. Ella è consapevole che nulla può senza l’intercessione di Cristo. E noi, sappiamo chiedere aiuto? Crediamo nella potenza della preghiera e vi ricorriamo quando ci troviamo a prendere parte ad un dolore? In questi giorni di emergenza crediamo che la preghiera possa essere d’aiuto e quanto tempo riusciamo a ritagliarci per pregare per tutto il mondo?


  • Dal primo capitolo del testo di formazione della Gioventù Francescana d’Italia “La Forma dell’Amore” possiamo riflettere su come Dio ha reso divino l’uomo creandolo a Sua immagine e somiglianza; ma anche e, soprattutto, di quanto sia stata necessaria la creazione dell’altro: Non è bene che l’uomo sia solo, gli voglio fare un aiuto che gli corrisponda. Questo versetto 18 del capitolo 2 della Genesi ci fa capire ancora di più quanto Dio ci ami e non ci lasci soli nella sofferenza: facciamoci prossimo per chi soffre scendendo in campo se siamo personale sanitario, o pregando incessantemente per l’altro. Chiedere aiuto: Sorella Benvenuta si reca da Chiara e le chiede aiuto. Ella si rende conto che condividere i propri pesi è già esso stesso un atteggiamento di vittoria; Pregare il Signore: la prima cosa che fa Santa Chiara è inginocchiarsi e pregare il Signore. Ella è consapevole che nulla può senza l’intercessione di Cristo.

Impegno per la settimana

Se sapremo partecipare alle sofferenze altrui, saremo davvero felici: ce lo ha insegnato Gesù con la vedova di Nain, e Santa Chiara con sorella Benvenuta.

Ma come si fa a partecipare al dolore del fratello? Santa Chiara ce lo insegna: ella prima di fare qualsiasi cosa, si mette in preghiera. L’impegno di questa settimana e nei giorni a seguire è proprio questo: riscoprire questo tempo infelice come un tempo di grazia in cui far fiorire la preghiera. E questo invito è rivolto a chiunque, anche a chi non ha mai sperimentato la preghiera personale.

Noi diamo tanto potere ai mezzi di comunicazione per sentirci più vicini, ma in realtà un modo veramente efficace per sentirci uniti è proprio la preghiera di intercessione che è molto più potente di quanto non possiamo immaginare: la forza che c’è quando noi ci mettiamo insieme nella preghiera può aprire i cieli per davvero e Sorella Benvenuta ne è la prova “così fu liberata da quelle piaghe, le quali parevano incurabili”.

Questo tempo a casa può farci riscoprire questa dimensione ancora di più.


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